Mer 22 Aprile 2015, ore 15:47 | Glocal |
Il presidente della storica carrozzeria piemontese con sede a Cambiano non solo conferma le trattative in corso ma lascia intendere che entro fine mese potrebbe definirsi la cessione. Due pretendenti: Mahindra e il fondo Usa Cheyne Capital. “Un interesse che ci gratifica” (da Lo Spiffero)
Si avvicina il passaggio in India per Pininfarina. ”Non mi sento di escluderlo né di confermarlo”: così Paolo Pininfarina, presidente del gruppo piemontese, erede della storica carrozzeria torinese i cui reparti operativi sono il Centro stile e ingegneria di Cambiano e la galleria del vento di Grugliasco, risponde a chi gli chiede se ci sarà un accordo per cedere l’azienda prima dell’assemblea, in agenda tra una settimana. “L’interesse verso la Pininfarina ci gratifica, anche a livello internazionale”, aggiunge riferendosi al buon andamento del titolo in borsa dopo la conferma delle mire di Mahindra il mese scorso, a margine di un incontro sul Padiglione Italia per Expo. “Resto a quello che ho detto una settimana fa: è innegabile che ci sia un interesse dall’estero e questo ci gratifica, mi sento di interpretarlo in modo positivo”, commenta Pininfarina. ”C’è un interesse per un’azienda italiana radicata sul territorio che ha uno stile, una capacità di fare e un marchio, che mi sento di dire è indissolubilmente legato anche alla mia famiglia”, aggiunge. “Noi – conclude – siamo un Paese che ha bisogno del mondo”.
Oltre all’indiana Mahindra si è fatto avanti anche il fondo Cheyne Capital, hedge fund americano con base a Londra, per rilevare l’azienda che da tempo fatica a tenere il passo con gli obiettivi del piano industriale e i vincoli sul debito e dunque, «in accordo con la società controllante Pincar» e le banche creditrici, sta «lavorando a diverse ipotesi volte a raggiungere la definitiva messa in sicurezza» della società, avevano affermato una quindicina di giorni fa, «attraverso il reperimento delle risorse necessarie allo sviluppo e la stabilizzazione dei flussi finanziari con nuove opportunità economiche e commerciali». Parole scritte nel bilancio del gruppo di design automobilistico. Il cda ha espresso «la ragionevole aspettativa» che anche in futuro Pininfarina possa continuare ad operare in continuità aziendale. Nonostante anche nel 2014 ci sia stato «un miglioramento nei margini operativi» e la società abbia «puntualmente adempiuto agli impegni» con le banche, il cda aveva sottolineato «come le ridotte dimensioni del Gruppo, gli stringenti impegni finanziari» e «un lungo periodo di difficoltà dei mercati di riferimento stiano rallentando il processo di crescita con possibili effetti negativi nel medio termine sulla marginalità prevista dal piano Industriale 2011 – 2018, sui flussi finanziari e sulla consistenza del Patrimonio netto».
Pininfarina, corteggiata dagli indiani di Mahindra & Mahindra e dal fondo Usa Cheyne Capital, ha chiuso il 2014 con un fatturato salito da 79,7 a 85,5 milioni e una perdita scesa da 10,4 a 1,2 milioni. Il ritrovato utile della gestione ordinaria (3,9 milioni) è stato completamente inghiottito da 4,7 milioni di oneri finanziari, legati al forte indebitamento del gruppo. Pininfarina ha debiti lordi per 87,3 milioni nei confronti di 13 banche, a cui la controllante Pincar ha dato in pegno tutto il suo 76%. Per la cessione della quota, ha ricordato recentemente Pininfarina, servirà anche l’assenso dei creditori. Pininfarina, assistita dallo studio legale Pavesio, guarda con interesse alle avances di Mahindra, ma l’accordo con gli indiani è già sfumato diverse volte negli ultimi mesi, anche se un’accelerata sarebbe prevista nei prossimi giorni attraverso gli advisor Rothschild e lo studio legale Gianni Origoni Grippo e Cappelli. In attesa di un’offerta concreta, prosegue il secondo canale di trattative con Cheyne Capital, rappresentato dagli advisor Lazard e dallo studio 4Legal.
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